L’analista politico Robert Kaplan ha scritto un interessante articolo sul The Sunday Times nel quale ha ipotizzato che l’Europa stia rischiando di scivolare in un nuovo Medioevo a causa della crisi migratoria e delle minacce del terrorismo. Ma a correre il rischio non è solo l’Europa ma la cultura occidentale nel suo complesso, vittima di aver realizzato una società incapace di includere in un progetto di vita condiviso una società in continuo mutamento.
Robert Kaplan sul Sunday Times ha parlato del rischio che corre l’Europa di scivolare in un nuovo Medioevo a causa della minaccia terroristica unita alla crisi migratoria che sta sconvolgendo la vita del mondo che conosciamo. Kaplan ha ricordato i tempi di pace e prosperità dell’Europa, quelli tra gli anni Cinquanta del XX secolo e il 2009, quando a suo dire i contorni e i confini economici dell’Europa erano divenuti molto semplici e riconoscibili. Ora a detta di Kaplan la storia sta nuovamente modificando i contorni europei riportando l’instabilità nel cuore del Vecchio Continente. Secondo l’analista l’Europa starebbe affrontando un paradosso, ovvero quello di aver realizzato altissime finalità su diritti umani e diritto d’asilo contando però sull’esistenza ai propri confini di paesi come la Libia di Gheddafi o l’Iraq di Saddam Hussein.
Ora che questi paesi sono “saltati”, ecco che l’Europa si trova vittima di se stessa, in un contesto in cui il rischio di tornare a una divisione lungo le linee di faglia nazionali diventa nuovamente possibile. Del resto la Germania potrebbe esercitare un ruolo di leadership in Europa, ma solo sulla carta in quanto in pratica il passato nazista del paese gli impedisce di assumere questo ruolo e gli Usa lavorano per impedire che la Russia possa essere vista come un partner in questa fase così delicata. Insomma un ritorno al Medioevo andrebbe visto come un ritorno dell’instabilità, laddove l’Unione Europea somiglia sempre di più a una grande realtà statuale in procinto di implodere.
Ma le cause di questa possibile implosione non vanno ricercate come dice Kaplan solo nelle migrazioni di massa e nel terrorismo bensì, a mio giudizio, anche e soprattutto nel fallimento di qualsiasi progetto condiviso all’interno dell’Occidente maturo. I valori americani e il way of life made in Usa non hanno niente a che fare con la tradizione culturale europea, e anche il neoliberismo di marca americana ha finito per annichilire i paesi europei che erano invece impregnati di quel “socialismo europeo” che portò nel corso del XX secolo all’affermarsi del welfare in tutto il Vecchio Continente. La globalizzazione ha richiesto all’Europa di smantellare la presenza dello Stato, peccato che sia stata proprio quella presenza dello Stato a organizzare e armonizzare la crescita economica, e ora che questa sovrastruttura è stata sostanzialmente scardinata dalla finanziarizzazione globalista degli ultimi vent’anni, ecco che i paesi europei si trovano come dei gattini ciechi a brancolare nel buio, a dover affrontare migrazioni di massa senza poter nemmeno promettere la crescita economica ai propri cittadini.
E tutto questo perchè ogni alternativa socialista in grado di realizzare un nuovo patto sociale con i cittadini e costruire un nuovo “Rinascimento sociale” viene soffocata sul nascere da classi dirigenti ormai sempre più simili a distaccamenti coloniali di interessi nordeuropei e anglosassoni più che prettamente europei. Senza una rivoluzione culturale all’interno dell’Unione Europea che stralci e stronchi la visione privatistico-liberistica in economia e rilanci il ruolo degli Stati e del pubblico insomma, il rischio è una reale implosione del sistema-Europa e del sistema-Occidente che porterà a un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita di quel famoso 90% di sfruttati globali a tutto vantaggio di quel 10% che tornerà a divenire ricco e anche padrone, esattamente come nel Medioevo. Anche perchè l’Ue per molti giovani non ha il significato di terra dei valori e delle libertà che le sue classi dirigenti vorrebbero propagandare in quanto per i giovani greci, italiani, spagnoli e anche francesi l’Ue ha significato la perdita della speranza nel futuro, la perdita della dignità nel proprio percorso di studi e la perdita di importanza del proprio paese su scala continentale e globale. L’unica cosa a tenere insieme i popoli europei è la paura che senza l’Ue potrebbe arrivare qualcosa di peggio, ma se l’Ue è incapace anche solo di proporre un progetto condiviso ed è incapace di pensare al benessere dei propri cittadini, accecata solamente dalla coerenza dei “conti”, ecco che le masse europee potrebbero anche pensare a una fine dell’esperimento, con tutte le conseguenze che ne potrebbero derivare.
Dan Card
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